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In realtà con la psicoterapia sono venuti fuori man mano ricordi vividissimi. C'è voluto molto tempo per tirarli fuori. Pensa che solo 2 anni fa ho incontrato casualmente una mia compagna con cui ho fatto elementari e medie, una di quelle che avevo messo dalla parte dei "buoni", cioè dei "non pericolosi" e le ho chiesto di raccontarmi della scuola. Sembrava che fossimo andate in due scuole diverse. Lei vedeva le cose belle, i tornei, gli spettacoli, le attività extrascolastiche che li si potevano fare, ecc... Io non mi ricordavo di nulla!
Lei aveva un giudizio sui vari prof, per me o nulla o delle persone che mi spaventava o.
Il periodo delle medie è stato un periodo orrendo. In classe non avevo praticamente amici. Stavo sempre insieme a altre 3 persone: una ragazzina spastica, una con un lieve ritardo cognitivo, una con problemi di obesità.
Io stavo con loro, ci stavo bene, però mi sarebbe piaciuto stare anche con gli altri.
Poiché soprattutto due ragazzine erano prese fortemente in giro, io ho pensato che uno dei motivi per cui non ero accettata, era da ritenersi nelle mie amicizie. Allora ho fatto una cosa orribile, ho cominciato a prendere le distanze da loro, anzi una l'ho presa in giro con una cattiveria molto gratuita, solo perché cercavo di essere vista dagli altri come "una di loro"
Io ero quella buona, quella sempre composta, quella studiosa, anzi secchiona, ma anche quella che si sentiva debole, incapace di difendersi, quella che non riusciva ad imporsi, a imporre la propria presenza, intendo. E io ero stufa di sentirmi così.
Andò meglio con la fine delle medie, perché avevo fatto amicizia con una ragazza che abitava vicino a me (io sono andata in una scuola privata lontano dalla mia abitazione) e quelle per me sono state le prime uscite ai giardinetti proprio sotto casa ed ebbi un piccolo giro di amici. Io avevo la possibilità di non portarmi dietro tutta la "fama" che avevo a scuola. Mi sentivo un po' più libera, meno giudicata o pre-giudicata.
Invece per quanto riguarda l'ambiente familiare il controllo di mia madre era serratissimo e insopportabile, spesso accusatorio di cose di cui lei aveva paura che io facessi.
Per il resto è stato un periodo pieno di interrogativi, di emulazioni non mediate dal pensiero. In quel periodo ho cominciato a buttarmi sul palcoscenico (in senso metaforico), ma avevo molti blocchi, freni inibitori. dopo i 18/19 anni, questi blocchi, questi freni inibitori si sono spostati un po', un bel po più in là e ciò che io prima non mi autorizzavo neanche a pensare poi mi sono autorizzata direttente ad agire. Rabbia, violenza e prepotenza sono esplose. Trasgressioni no, ma violenza e prepotenza tanta.
In quel periodo dai 14 ai 20 è stato un periodo di continui tentativi. Io ho l'immagine mentale di me come una pallina da flipper che lanciata sa che prenderà tanti colpi, verrà sbattuta di qua e di là, ma è essa stessa a desiderare di essere lanciata nella speranza ad ogni lancio di imparare qualcosa di più su cosa e come si deve fare.
Forse è quello che già state facendo.
Imparare l’ascolto (ascolto attivo), perché anche se si pensa di stare ascoltando, poi in realtà succede/ci succede altro, e non si ascolta “davvero”.