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Empatia che confonde





Empatia che confonde
Spesso leggiamo che l’autismo è un disturbo dell’empatia. Ma c’è un problema, perché empatia può significare tante cose diverse, ed è fuorviante usare una sola parola per intendere concetti molto differenti.
Articolo originale: Confusing empathy di Nouchine Hadjikhani
Traduzione di Irene Perini
Né scusa né accusa. Addestrare le competenze, insegnare valori, e-ducare l'Uomo dalla Bestia. La Natura non è una scusa.
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Commenti
Per quel che mi riguarda, sento fin troppo le emozioni altrui, ma non tutte.
Sento troppo il dolore, l'ansia,la rabbia, il disprezzo, ma anche la felicità. Non potrei mai fare il medico, non potrei reggere la sofferenza altrui.
Spesso discrimino bene emozioni sottili, per esempio lo star caricando e amplificando la propria sofferenza per i più svariati motivi, oppure il contrario.
Però faccio fatica a cogliere stati d'animo come l'invidia. Forse perché non la provo mai o quasi mai.
Un'altra cosa che trovo difficilissima è capire le emozioni degli altri nei miei confronti. A parte con i miei bambini.
Ma l'empatia cognitiva è qualcosa che non so se mi riesca o meno, mi verrebbe da dire che io riesco a mettermi nei panni dell'altro attraverso le emozioni, cioè è ragionando su ciò che sento che l'altro sta provando, che riesco a capire come la pensa. Un ragionamento basato sui fatti, invece, mi pare faticossisimo e subito mi perdo.
Più volte ho usato questo sistema per aiutare delle persone e ha funzionato, credo di averli aiutati a capirsi meglio e a vedere possibili vie d'uscita che prima gli erano nascoste.
Queste situazioni mi hanno stancato molto ma mi hanno dato anche molta soddisfazione.
Diverso è quando devo subire gli altri, es. mia madre che passa il suo tempo a misurare la distanza tra come mi vede e come mi.vorrebbe. anche se tace, io so benissimo cosa pensa e so che non ci posso fare niente. Questo è molto difficile da sopportare, l'unica è limitare il tempo insieme. Però non penso sia quello che intendi tu.
Quando sono io stessa in ballo, ho una sorta di cecità a ciò che gli altri pensano o sentono.
L'ultima volta che mi sono trovata in una situazione del genere, però, mi è andata bene perché ho trovato una persona affidabile che ha capito la situazione e mi ha aiutato.