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Video Intervista: SpazioAsperger incontra Tony Attwood





Video Intervista: SpazioAsperger incontra Tony Attwood
Asperger e spettro autistico ad alto funzionamento: adolescenti, adulti, differenze di genere e caratteristiche collegate
SpazioAsperger ha intervistato il Dott. Tony Attwood nel corso di una conferenza tenutasi a maggio 2012 ad Oxford. Attwood ci spiega i problemi specifici e collegati che affrontano adolescenti ed adulti Asperger ed autistici ad alto funzionamento, le differenze di presentazione tra uomini e donne, la difficoltà nell´identificarli e le terapie più adatte.

Leggi l'intervista e guarda il video su SpazioAsperger.it>>
Asperger e spettro autistico ad alto funzionamento: adolescenti, adulti, differenze di genere e caratteristiche collegate
SpazioAsperger ha intervistato il Dott. Tony Attwood nel corso di una conferenza tenutasi a maggio 2012 ad Oxford. Attwood ci spiega i problemi specifici e collegati che affrontano adolescenti ed adulti Asperger ed autistici ad alto funzionamento, le differenze di presentazione tra uomini e donne, la difficoltà nell´identificarli e le terapie più adatte.

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Né scusa né accusa. Addestrare le competenze, insegnare valori, e-ducare l'Uomo dalla Bestia. La Natura non è una scusa.
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Commenti
Ho scoperto poi che quello che credevo essere solo un mio buffo tratto personale - il fatto di tranquillizzarmi se qualcuno mi dice che "Va tutto bene", anche mentre mi sta crollando la casa in testa - è invece un tratto ricorrente nelle donne AS.
Ho riflettuto molto poi sul discorso se sia positivo o meno (per Attwood e per molte persone non lo è) recitare fino in fondo questo ruolo. Il mio punto di vista è differente: il vantaggio di sentirmi amata dagli altri, rispetto alla frustrazione di essere sola, è superiore al fatto di dover ricacciare certi atteggiamenti che mi verrebbero spontanei. Chissenefrega se mi sforzo di non parlare per 16 ore delle nane bianche (butto lì, l'astronomia non è una delle mie passioni!), se il rischio è quello di essere autentica, ma con il vuoto intorno! Quando scelgo di recitare un ruolo, non è un ruolo casuale, sono sempre io, ma nella mia versione "migliore". Altrimenti torniamo al vecchio discorso: posso comportarmi come cavolo mi pare e non importa se gli altri sono feriti dal mio comportamento, perché io ho il "pezzo di carta". Non credo che alla resa dei conti queste persone "autentiche" siano tanto più felici di me.
Sono d'accordo con Tsukimi, non devono essere solo gli altri a sopportare il nostro modo di essere. E ho notato che in questo modo gli altri si sforzano di essere a loro volta comprensivi, evitando atteggiamenti che per loro sarebbero normali (che SONO normali!) ma che sanno darmi fastidio. Credo non possa esistere una comprensione che non sia reciproca.
Complimenti ancora per la bellissima intervista, chissà che non ci incontriamo a Roma a giugno 2013!
Gli esempi che porta bianca per dire che è giusto recitare dimostrano in realtà solamente che è giusto trattenersi dall'avere certi comportamenti fastidiosi, ma non dimostrano che è giusto fingere ogni secondo della propria vita sociale. Non confondiamo il limare i propri difetti con il recitare di continuo.
Penso che la felicità data dall'essere accettati recitando di continuo un ruolo sia illusoria e anche un po' ingenua in quanto la persona che viene accettata non sei tu, ma è il personaggio che interpreti.
Aggiungo un'altra cosa che riassume quello che sto cercando di dire: se fingi con una persona allora non sei in sua compagnia, ma sei solo. Chi finge per essere in compagnia ottiene una compagnia soltanto illusoria perché non sei "con" quelle persone, non stabilisci un vero contatto con esse, non è un rapporto autentico, loro sono con il personaggio che interpreti, non sono con te, e tu sei nella completa solitudine.