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Piccolo dubbio

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Commenti
Poi la manifestazione della sindrome a quanto pare varia da individuo a individuo. Mi ritrovo in parecchie caratteristiche dell'AS, ovviamente non le ho descritte tutte, anche perché non ricordo dettagliatamente la mia infanzia, almeno fino ai 10 anni
Può accadere che un autistico nasca in una famiglia supportante, che venga aiutato a scuola in modo spettacolare, che abbia genitori straordinari, che acceda, facilmente, ad ogni informazione o tecnologia, che viva in un ambiente a lui favorevole.
Pure: se si guarda alla persona, l'autismo c'è sempre stato.
Io sono un fautore della Neurodiversità: cioè sono profondamente convinto che l'autismo sia una funzione mentale. Definisco, in tal senso, l'autismo come un disordine dell'integrazione delle funzioni intellettive che genera una bassa performance personalistica.
La persona autistica, cioè, è una persona che non riesce a strutturare una personalità in modo pienamente neurotipico: riferire domande personalistiche ad un autistico disfunzionale, ad esempio, non ha molto senso. Se io chiedo ad un Neurotipico: "Sei preciso nel tuo lavoro?", so che pongo una domanda vera. Ma se pongo la stessa domanda ad un autistico, io riferisco una domanda destinata a rimanere aperta o a ricevere una risposta obbligata (cosa che non accade nella neurotipicità, momento in cui io non posso sapere chi ho davanti e devo sforzarmi di iniziare una conoscenza).
Ha senso, ad esempio, dire ad un Neurotipico: "Posso fidarmi di te?". Ma se parlo con un Autistico, questa domanda perde la sua struttura comunicativa o, quanto meno, dovrei almeno sapere la risposta prima di farla.
O ancora: ad un neurotipico, io posso chiedere: "Sei ottimista?". Per un autistico, questa domanda che incidenza ha? Minimo, mi becco una disquizione universitaria sul perché e sul per come io debba attendere gli eventi futuri. Ma un autistico vero, difficilmente interpreta sé stesso in termini di ottimismo.
Ma così anche se gli chiedo: "Scusa... ho saputo che sei autistico.. ehm... sei socievole? Sei estroverso?". Perché mai dovrei fare queste domande ad un autistico? Che bisogno ho, io, di chiedere se un autistico è estroverso?
O ancora: "Scusa: ma sei una persona tranquilla? Sei una persona fantasiosa?". Una persona autistica ha determinati comportamenti. Che non possono essere classificati secondo le categorie della tranquilllità o della fantasia. Ci sono, in tal senso, risposte obbligate, che ogni psichiatra, credimi, sa.
§
Se sei autistico, tutte le caratteristiche ti accompagnano da sempre.
Dipende dalle eco sociali, se esse sono "funzionali", spesso l'ambiente famigliare può "non percepire" la differenza autistica.
Un po' è come se una persona ha un corpo femminile o è omosessuale o è africano/asiatico/oceanico/europeo. Il corpo, lo vedi. Nasci con un corpo differente.
Ad esempio: negli anni settanta, si pensava che il corpo omosessuale fosse identico a quello statisticamente maggioritario e, dunque, si parla di omosessualità in termini culturali o di comportamenti appresi.
No.
Madre Natura, ti fa nascere così.
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Perché si nasce autistici?
Gli autistici sono persone che non hanno variazioni personologiche e il cui modello personologico è estremamente stabile (dunque, sono un modello che Madre Natura prende ad esempio per strutturare la formazione personalogica).
In un ambiente adattivo, cioè, una persona autistica funzionale non sarà mai "pessimista". Non sarà mai un pessimo lavoratore. Non sarà mai impreciso. Non avrai mai dubbi di fiducia e tu stesso potrai fidarti di lui in modo quasi paradigmatico. Se sceglie un lavoro creativo, una persona autistica non defletterà dalla creatività, se ha caratteristiche di estroversione (penso a Jim Carey o a tanti attori autistici), rimani stupito dalla costanza delle sue caratteristiche.
La personalità dei neurotipici, al contrario, evolve ed è instabile.
Così, come evolve la loro funzione sociale.
Un neurotipico può fare mille lavori e ricoprire mille ruoli sociali.
UN autistico estremamente funzionale, no. Un autistico estremamente funzionale, ha una funzione sociale ben determinata e si trova a suo agio, se fa veramente ciò che è (capiscimi), ad essere stabile.
Gli autistici sono "stelle fisse". Sono stelle polari. Non cambiano.
Magari, ti fanno incazzare.
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Il termine filosofico loro proprio - che è afferente alla 'nuova critica autistica' - è "iper-personalità".
Una iper-personalità, in tal senso, si struttura fin dalla più tenera età.
Poi, ovviamente, in una società neurotipica - la quale si fonda sulla MOLTEPLICITA' dei RUOLI SOCIALI - l'autismo non è compreso. Ad esempio, la società neurotipica chiede agli autistici la mobilità sociale o trasferirsi di sede o di cambiare lavoro.
Un autistico funzionale che ha trovato sé stesso, non vuole cambiare lavoro o, peggio che mai, cambiare sede.
In tal senso, tanto tempo fa, delieando una classificazione dei disturbi psichiatrici autistici, scrissi come, una persona autistica può sviluppare una patologia mentale che chiamai "Sindrome di Bartleby" da una racconto di Melville. (Bartleby, lo scrivano).
Ecco: occorre educare i bambini autistici a non sviluppare una malattia mentale in tal senso.
Infatti, anche gli autistici possono sviluppare problemi mentali (non dobbiamo dimenticarlo).
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Come si è donne dalla nascita, si è autistici dalla nascita.
La cosa in sé non è un problema.
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Poi, occorre sempre aver presente che accanto a questo punto di vista, c'è la VERITA' SCIENTIFICA e la CORRETTA INFORMAZIONE SCIENTIFICA che, spesso, in alcuni articoli, hanno espresso cose diverse.
Ma essendo la VERITA' SCIENTIFICA un'espressione della neurotipicità, mi interessa assai poco.
A me interessa la VERITA' AUTISTICA: cioè il pensiero espresso da chi è autistico funzionale. Il pensiero scientifico espresso dai neurotipici sulla nostra condizione, mi annoia.
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Tu hai iniziato questo post, chiedendo la nostra opinione.
La mia opinione personale (ed è un'OPINIONE PERSONALE) è che si nasca autistici.