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Buongiorno a tutti e ben trovati!
in Mi presento
Buongiorno a tutti e ben trovati!
Sulla soglia dei 60 anni scopro che gran parte delle caratteristiche della mia personalità sono classificate come neurodiversità. Non sono sorpreso e soprattutto non ne sono per nulla dispiaciuto.
Dai test che ho fatto on line emerge una possibile sindrome dello spettro autistico ad alto funzionamento. In effetti quasi tutto nella mia biografia denota una personalità asperger, tranne forse che per quanto riguarda la comunicazione analogica, che esercito e interpreto in misura anche superiore alla media. Il che mi ha aiutato a compensare (e in parte a nascondere) alcune mie particolarità nelle relazioni. Ho letto anche di una tendenziale difficoltà connessa alla condizione aspie a comprendere ed apprezzare la poesia. È così? Se questo è vero è comunque un’altra cosa che non mi appartiene, avendo invece una fortissima attrazione e dimestichezza con essa.
Comunque visto che sono arrivato sino qua sono curioso di saperne di più.
Ad esempio sono curioso di sapere se tra gli iscritti al forum ci sono aspie che, come me, sono cresciuti prima che le sindromi dello spettro autistico fossero sufficientemente conosciute dai medici di base.
Lo chiedo perché all’età di 12 anni io ho ricevuto una singolare diagnosi di asocialità (!) con la raccomandazione rivolta ai mie genitori di limitare al massimo la mia autonomia per evitare di farmi diventare un drogato (nei primi anni ’70 era questo lo spettro di ogni famiglia e di ogni educatore). Fortunatamente i miei non hanno seguito quel ‘consiglio’ così estemporaneo e strampalato, concedendomi al contrario, dopo un consulto psichiatrico, una straordinaria libertà, di cui non ho mai abusato e che mi ha aiutato in modo determinante nella la vita adulta.
Concludo dicendo che provo un gran piacere nel leggere in questo forum i post di tante persone che – a parte le dovute differenze di età – sento così simili e così vicine al mio modo di pensare.
Grazie per l’attenzione e per qualunque risposta.
Ciao
Mauro
Sulla soglia dei 60 anni scopro che gran parte delle caratteristiche della mia personalità sono classificate come neurodiversità. Non sono sorpreso e soprattutto non ne sono per nulla dispiaciuto.
Dai test che ho fatto on line emerge una possibile sindrome dello spettro autistico ad alto funzionamento. In effetti quasi tutto nella mia biografia denota una personalità asperger, tranne forse che per quanto riguarda la comunicazione analogica, che esercito e interpreto in misura anche superiore alla media. Il che mi ha aiutato a compensare (e in parte a nascondere) alcune mie particolarità nelle relazioni. Ho letto anche di una tendenziale difficoltà connessa alla condizione aspie a comprendere ed apprezzare la poesia. È così? Se questo è vero è comunque un’altra cosa che non mi appartiene, avendo invece una fortissima attrazione e dimestichezza con essa.
Comunque visto che sono arrivato sino qua sono curioso di saperne di più.
Ad esempio sono curioso di sapere se tra gli iscritti al forum ci sono aspie che, come me, sono cresciuti prima che le sindromi dello spettro autistico fossero sufficientemente conosciute dai medici di base.
Lo chiedo perché all’età di 12 anni io ho ricevuto una singolare diagnosi di asocialità (!) con la raccomandazione rivolta ai mie genitori di limitare al massimo la mia autonomia per evitare di farmi diventare un drogato (nei primi anni ’70 era questo lo spettro di ogni famiglia e di ogni educatore). Fortunatamente i miei non hanno seguito quel ‘consiglio’ così estemporaneo e strampalato, concedendomi al contrario, dopo un consulto psichiatrico, una straordinaria libertà, di cui non ho mai abusato e che mi ha aiutato in modo determinante nella la vita adulta.
Concludo dicendo che provo un gran piacere nel leggere in questo forum i post di tante persone che – a parte le dovute differenze di età – sento così simili e così vicine al mio modo di pensare.
Grazie per l’attenzione e per qualunque risposta.
Ciao
Mauro
'Il rimedio all'imprevedibilità della sorte, alla caotica incertezza del futuro è la facoltà di fare e mantenere promesse.' (Hannah Arendt)
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Commenti
Benvenuto tra gli alieni @Mous :)
Se hai voglia. tempo e pazienza, studiando i risultati delle sottoscale dei test che hai fatto potresti avere conferma dei tuoi punti di forza e quelli di debolezza. In generale, con una diagnosi "tecnica" e un po' di supporto psicologico, è possibile conoscere meglio sé stessi e affrontare la quotidianità in modo più facile.
Molti vengono sospettati o diagnosticati da adulti, compreso il sottoscritto (quasi 71enne, diagnosticato poco più di 2 anni fa).
A mio figlio (30enne), diagnosticato recentemente, era stata fatta, qualche tempo prima, diagnosi di fobìa sociale.
Se ti va, Mauro, potresti raccontare qualcosa in più su di te, p.es. in che parte del mondo vivi e che genere di lavoro fai, come hanno fatto molti di noi nella loro discussione di presentazione.
Grazie molte per i vostri benvenuto, ed ecco qualche altra
informazione su di me.
Lavoro in una grossa multinazionale con sedi nel Nord-Ovest,
vivo da solo a Milano, ed ho anch’io una figlia di 30 anni.
Sul lavoro passo effettivamente per un “alieno” per vari
motivi, ad esempio perché nonostante la quantità (e fortunatamente la qualità)
delle cose che riesco a fare, non mi spendo mai per esaltarne i miei risultati.
Quando ricevo un riconoscimento pubblico entro in imbarazzo e devo sudare sette
camice per non darlo a vedere cercando al contempo di non apparire immodesto.
Mi salvo allora con l’autoironia.
La reticenza che ho sui miei successi mi viene rimproverata
sia da chi mi vuole bene che da chi mi vuole male e la etichetta come
presunzione. Singolare no? Uno direbbe che presuntuoso è chi si mette in
mostra, non chi è schivo. Il punto è che se provo a esaltare un mio successo risulto un disastro per goffaggine e divento involontariamente
(e chissà mai perché) anche aggressivo.
Nella goffaggine cado immancabilmente anche quando si tratta
di coordinare il mio corpo. Ormai me ne sono fatto una ragione e ne sorrido con
gli altri, ma da ragazzo mi ha fatto molto soffrire, soprattutto in discoteca (che
umiliazione ballare scoordinati!) e durante l’ora di educazione fisica. Anche
se qui sono riuscito a convincere il mio medico a farmi esonerare, pur essendo
perfettamente sano. Rimanere attaccato alla pertica senza riuscire a salire di
un centimetro, guardare la palla che mi veniva schiacciata oltre la rete di
pallavolo dalla squadra avversaria senza capire come comandare al mio corpo di
fare quello che sapevo benissimo che avrei dovuto e potuto facilmente fare, era
una sofferenza davvero grossa. In grado di modificarmi l’umore anche per
diversi giorni, di influire sul mio rendimento scolastico e di scatenare
istinti ribelli in me.
Negli sport di squadra oltre alla goffaggine fisica ho anche
un limite psicologico nell’accettare l’antagonismo. So razionalmente che cos’è,
ma non so cosa significhi provarlo. Ricordo che l’unica volta in cui ho
giocato a pallone, per tutta la partita mi è stato naturale passare la palla a
chiunque mi venisse incontro mostrando di volerla prendere, anche se era della
squadra avversaria. Credo sia anche per questa incapacità a sentire l’antagonismo
che ho scotomizzato il calcio e tutto ciò che lo concerne.
Penso che se un giorno commettessi un reato mi verrebbe
naturale aiutare chi mi deve arrestare, o quanto meno gioirei un po’ per lui
nel momento in cui riuscisse ad ammanettarmi :-)
Questa spontaneità nel fare intelligenza col nemico non è
una brutta cosa, mi piace. E mi procura vantaggi enormi nella contrattazione
che è parte rilevante del mio lavoro. Quando negozio, in scala ridotta anche
nella vita privata, mi viene naturale cercare il massimo risultato oltre che
per me anche per la mia controparte. Sembro dotato di sangue freddo, in realtà non
vedo nemici da combattere ma partner coi quale si può raggiungere un buon affare.
È la strategia della negoziazione del tipo ‘win-win’ che si impara
in aula e che al mio livello tutti cercano di praticare, ma io non l’ho
acquisita con la formazione, la pratico naturalmente e quindi molto più
efficacemente. Ed è l’unico modo in cui sono capace a negoziare senza diventare
goffo o aggressivo.
Non soffro di assenza di
spirito competitivo, anzi mi motiva molto stare nell’agone di qualunque sfida e
temo fortemente la noia.Il fatto è che io non riesco a competere contro altre persone. Riesco solo a
competere contro me stesso. Così quando
incontro qualcuno più performante di me innalzo automaticamente la mia personale
asticella, e non quieto sino a che non sono riuscito a superare il nuovo limite,
o sino a che non desisto avendo provato di tutto per riuscirci.Ossessivamente.
Gioco sempre contro il limite, non contro un’altra persona, come
in atletica si combatte non per battere un altro atleta ma il suo record. Sembra
contradditorio e non so esprimerlo meglio di così, ma è così. Ed è per questo
che – parallelamente - gli insuccessi mi dispiacciono ma non mi abbattono. Perché
li vivo come la sperimentazione dei miei limiti, non come sconfitte ricevute da
parte di qualcuno.
Ho sempre considerato queste mie caratteristiche (e molte
altre che per ora taccio) frutto esperienze un po’ squilibrate. Immagino
invece che siano figlie di una mia condizione aspie, il che mi rasserena alquanto
perché mi consente finalmente di metterle in un loro posto. Non sono più in
disordine. So come classificarle.
E so anche dove collocare il piacere di poterle finalmente
riordinare, perché nelle sotto-scale del test che ho fatto on line, assieme ad un sospetto asperger, emerge anche una sospetta
neurodiversità nel disturbo ossessivo compulsivo ;o).
Nella altre sotto-scale risulto invece neurotipico.
Tutte le mie particolarità non mi hanno impedito di
raggiungere sul lavoro la posizione più alta a cui avrei potuto aspirare, se
mai vi avessi aspirato. Credo anzi di averla raggiunta non malgrado ma grazie ad
esse. Nella vita sentimentale e scolastica, invece, qualche condizionamento
negativo l’ho avuto.
Ma ora devo interrompere questa integrazione alla mia
presentazione, non per reticenza ma per non invadere oltre il vostro spazio e
la vostra attenzione, che ho già occupato abbastanza.
Grazie a chi mi ha letto si qui con pazienza e buona serata a
tutti.
Mauro.