Cesare Pavese continua a essere uno degli scrittori più amati della letteratura italiana contemporanea: per la lucidità con cui tradusse nella poesia e nella prosa la sua avventura esistenziale; per la coincidenza diretta, tragica, tra i motivi letterari della sua opera personale con il suicidio; per l´atteggiamento riservato ma schietto fino alla durezza con cui visse uno dei periodi politici più densi di avvenimenti della storia d´Italia contemporanea. La sua esperienza spaziò dal fascismo, all´antifascismo vissuto nel gruppo degli intellettuali torinesi, alla rinascita culturale del dopoguerra, cui egli contribuì non solo come autore ma anche con la collaborazione editoriale alla casa editrice Einaudi.
La gente qui mi ricorda come il bambino che stava spesso appollaiato sulla pianta del cortile a leggere un giornalino o un libro.Il 1914 fu anche l´anno in cui suo padre morì, dopo una lunga malattia. Da allora tutta la responsabilità della famiglia cadde sulle spalle della madre, che in ciò si dimostrò tenace ma anche severa e fredda nei confronti dei figli. La perdita di un genitore e il carattere duro dell´altro aprirono il primo vuoto nel cuore di Cesare. In particolare, egli iniziò a covare una forte insofferenza nei confronti della madre: insofferenza che, col passare degli anni, si tradusse in una crescente freddezza reciproca.
Vostro figlio raggiunge la sufficienza, ma può fare molto di più. E´ dotato d´intelligenza, ma troppo svogliato”
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo.
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