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  • Ottobre 5, 2021
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Educazione inclusiva

Posted In: articoli

un approccio educativo per le differenze a scuola

Autore: Simona D´Alessio, Ph.D.
Visiting Fellow (Institute of Education, University of London, UK)
GRIDS (CeSFER, Università degli Studi ‘Roma Tre´, Italia)
Email: simonadalessio@yahoo.it

Il presente contributo intende far riflettere il pubblico sul tema della differenza in ambito scolastico, inclusa la , interpretata come una condizione esistenziale dell´essere umano piuttosto che come una condizione patologica o come una forma di deficit inferiore alla norma. Per sostenere tale prospettiva l´autrice fa riferimento al di alcuni studiosi nell´ambito dei Disability Studies (Barnes, Oliver e Barton, 2002; Medeghini et al., 2013) e dell´ Inclusiva (Armstrong, Armstrong e Barton, 2001; D´Alessio, 2011a; D´Alessio, 2011b) che hanno contribuito al del paradigma di riferimento nella costruzione del concetto di e all´approccio alle differenze a .L´approccio teorico supportato dai Disability Studies è sostenuto da un modello della disabilità di tipo sociale (Oliver, 1990). Secondo questo modello, la disabilità non è più considerata una condizione individuale, una personale accaduta a una parte sfortunata della popolazione. La disabilità è invece considerata come una forma di oppressione e di discriminazione sociali, vissute dalle persone con deficit fisici, relazionali e intellettivi a causa del modo in cui è strutturata la società.Mentre il modello medico/clinico della disabilità stabiliva un rapporto di causa ed effetto tra l´avere una menomazione e l´essere disabile, nel modello sociale tale rapporto di causalità viene meno ed è sostituito da una volontà di intervenire sui contesti e sulle rappresentazioni culturali al fine di trasformare il modo in cui le persone disabili continuano ad essere marginalizzate ed escluse. L´esclusione però può assumere diverse forme, ad esempio, le forme esplicite, quali ad esempio la mancata accessibilità ai luoghi, oppure forme implicite, quali ad esempio gli e gli atteggiamenti denigratori e discriminatori verso chi si differenzia dalla norma.Sebbene ci sia stata la tendenza a considerare i Disability Studies come una disciplina che si è occupata principalmente di deficit di tipo fisico, in realtà i suoi principi possono anche essere applicati alle persone con sindrome di .Secondo i Disability Studies esiste pertanto una differenza tra il concetto di menomazione/deficit, che è una condizione biologica della persona e la disabilità, che invece è una costruzione sociale che si esprime sotto forme di barriere ed ostacoli alla partecipazione attiva alla cittadinanza (ad esempio in educazione, lavoro ecc..). Nel caso specifico di una persona con sindrome di Asperger potremmo affermare che mentre il deficit può essere identificato con il diverso modo di percepire sul piano sociale, la disabilità potrebbe essere identificata con l´impossibilità e/o inabilità, ad esempio, ad accedere a posti di lavoro o al curricolo scolastico. Sulla base di questo nuovo modello della disabilità, una nuova concettualizzazione della Sindrome di Asperger è perciò necessaria, una concettualizzazione cioè che prenda in considerazione la differenza individuale ma anche l´influenza sociale (Wheeler, 2011). Lo stesso Baron Cohen (Baron Cohen et al, 1985), mentre scriveva della sua teoria della mind-blindness per descrivere le difficoltà vissute dalle persone con sindrome di Asperger, cercò di sostenere che la sindrome di Asperger non era una mancanza, ma un modo diverso di percepire. Pertanto, potremmo ipotizzare che in un mondo in cui le persone esprimono chiaramente ciò che pensano tale differenza forse non costituirebbe un deficit. In quella che potremmo poi definire una variante del modello sociale della disabilità, ossia il modello affermativo della disabilità (vedi Swain e French, 2000), c´è una tendenza a focalizzare sugli aspetti positivi di una menomazione (ad esempio l´avere delle ottime capacità mnemoniche) e sui benefici che derivano dall´essere disabile e/o differente. Questo modello potrebbe ben adattarsi alle persone con sindrome di Asperger favorendo la costruzione di positive (vedi il concetto di aspie e la progressiva decostruzione del concetto di normalità).In ambito educativo, l´educazione inclusiva ha permesso di trasportare i nuovi paradigmi culturali sviluppati dai Disability Studies e dal modello sociale della disabilità in ambito scolastico sostenendo la creazione di contesti scolastici inclusivi, capaci cioè di rispondere alla della popolazione studentesca, inclusi gli alunni con sindrome di Asperger.L´educazione inclusiva può avere diversi significati secondo i diversi punti di degli studiosi che se ne occupano e/o delle varie aree geografiche di riferimento. Da una prospettiva dei Disability Studies, l´educazione inclusiva può essere spiegata come il processo radicale di cambiamento del sistema educativo. L´educazione inclusiva, secondo quest´approccio, non ha nulla a che fare con l´ (cioè ‘il metter dentro´) una minoranza della popolazione studentesca all´interno della scuola regolare fornendo un´assistenza di tipo specialistico. Se fosse così, ci troveremmo ancora all´interno di un paradigma integrativo della differenza, piuttosto che inclusivo (integrazione scolastica ed inclusione non sono infatti sinonimi). Mentre l´integrazione scolastica (e il concetto di bisogno educativo speciale) focalizza l´ sull´individuo e su ciò che non funziona nella persona al fine di identificare delle risposte specialistiche mirate e aggiuntive (ad esempio , aggiustamento e compensazione della differenza), l´inclusione scolastica cerca di identificare le barriere scolastiche che impediscono l´ di tutti i discenti (rigidità dei curricoli, forme tradizionali di insegnamento e apprendimento, contesti e atteggiamenti discriminatori, logiche di pensiero disabilitanti). Le difficoltà di alcuni alunni non sono messe da parte, ma sono considerate un dilemma della professione insegnante piuttosto che delle mancanze individuali. L´ specialistico è ancora necessario ma per supportare il lavoro del docente piuttosto che per compensare la mancanza percepita del discente.L´educazione inclusiva mira a rendere inclusivi i contesti scolastici intervenendo sugli approcci pedagogici utilizzati dai docenti, sulla didattica di classe, sulle forme di valutazione, sull´organizzazione scolastica e i rapporti con l´extra scuola, nel tentativo di costruire una comunità di apprendimento che favorisca l´apprendimento di tutti i discenti. Per fare ciò, è necessario comprendere quali sono le logiche di pensiero che influenzano l´agire educativo (ad esempio teorie e tecniche dell´apprendimento), per evitare che anche le migliori didattiche inclusive falliscano il loro intervento perché applicate secondo impliciti teorici che costruiscono la differenza in di patologia.Nel tentativo di creare dei sistemi educativi inclusivi, l´Italia ha cominciato a ipotizzare l´uso di alcuni possibili strumenti che potessero modificare il concetto di disabilità e costruire delle scuole più capaci di rispondere ai diversi degli alunni. Tra questi strumenti, possiamo accennare brevemente al manuale di classificazione internazionale della disabilità, denominato ICF (International Classification of Functioning Disability and Health) realizzato dall´Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2001 (WHO, 2001). Più recentemente poi, il ministero ha emanato delle nuove misure legislative creando la macro-categoria degli alunni con bisogni educativi speciali (Direttiva ministeriale 2012 e circolari 2013), proprio nel tentativo di favorire lo di una scuola e classi inclusive. Entrambe le iniziative sono supportate, almeno apparentemente, da buone intenzioni, quelle cioè di favorire la partecipazione di tutti gli alunni nella scuola e classe regolari, inclusi gli alunni a rischio di esclusione e insuccesso scolastico. Attraverso un´analisi dei principi e delle epistemologie che supportano tali strumenti, l´autrice cercherà di portare alla luce alcuni degli aspetti critici delle decisioni che hanno portato sia all´adozione del manuale ICF (D´Alessio, 2006), sia all´emanazione del nuovo sistema di categorizzazione di bisogni educativi speciali, dimostrando quali sono i limiti per la realizzazione di un sistema scolastico realmente inclusivo (D´Alessio, 2011b).Allo stesso tempo l´autrice offrirà delle soluzioni alternative per creare dei sistemi scolastici inclusivi fornendo delle raccomandazioni e degli spunti di riflessione per minimizzare le barriere e di massimizzare le opportunità di apprendimento. L´analisi farà così emergere alcuni degli impliciti teorici (ad esempio i concetti di omogeneità, di abilismo e di neutralità dei contesti scolastici) che ancora sostengono il nostro sistema educativo e che contribuiscono a stigmatizzare la differenza in educazione.Riflessioni per lo sviluppo di un sistema educativo inclusivo capace di rispondere alle differenze a scuola includono riferimenti allo sviluppo di pedagogie inclusive (Florian e Spratt, 2013), esempi per la didattica dallo for Learning (CAST, 2011), suggerimenti per la riforma della docente e dei formatori dei docenti e dirigenti scolastici. L´obiettivo è quello di riuscire a costruire un educativo inclusivo per tutti i discenti, possibilmente senza il bisogno di etichettare (e soprattutto stigmatizzare) alcuni alunni al fine di poter far loro esercitare il proprio diritto allo studio. Il ruolo delle persone vittime di processi discriminatori, inclusa la voce delle persone aspie, è considerato un elemento centrale per identificare cosa cambiare e come.

Riferimenti bibliografici

  1. Baron-Cohen, S., A.M. Leslie, and U. Frith. (1985). Does the child with autism have a theory of mind: A case specific developmental delay? Cognition 21: 31–46.
  2. D´Alessio, S. (2006). Disabilità e certificazione: una nuova prospettiva. Educativa, Vol. 5-6, pp.22-28. Reperibile .
  3. D´Alessio, S. (2011a) Inclusive Education in Italy. A Critical Analysis of the Policy of Integrazione Scolastica. Rotterdam: Sense Publishers.
  4. D´Alessio, S. (2011b). Decostruire l´integrazione scolastica e costruire l´inclusione in Italia. In Medeghini, R., Fornasa, W. (eds), L´educazione inclusiva. Culture e pratiche nei contesti educativi e scolastici: una prospettiva psicopedgagica. Milano: FrancoAngeli (pp. 69-94).
  5. Medeghini, R., D´Alessio, S., Marra, A., Vadalà, G., Valtellina, E., (Eds), (2013), Disability Studies. Emancipazione, inclusione scolastica e sociale, cittadinanza. Trento: Erickson
  6. Oliver, M (1990) Politics of Disablement. MacMillan:Basingstoke

Letture consigliate (in italiano)

  1. D´Alessio, S. (2011). Decostruire l´integrazione scolastica e costruire l´inclusione in Italia. In Medeghini, R., Fornasa, W. (eds), L´educazione inclusiva. Culture e pratiche nei contesti educativi e scolastici: una prospettiva psicopedgagica. Milano: FrancoAngeli (pp. 69-94).
  2. Medeghini, R., D´Alessio, S., Marra, A., Vadalà, G., Valtellina, E., (Eds), (2013), Disability Studies. Emancipazione, inclusione scolastica e sociale, cittadinanza. Trento: Erickson
  3. Rivista Italian Journal of Disability Studies Vol. 1 n. 1. Edizioni ANICIA.
    Reperibile online sul seguente sito

Dell´educazione inclusiva per persone ASD si parlerà al convegno: Tutti i colori dello Spettro, 13-15 giugno 2014, Roma.

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